Eboua brilla al BWB 2018 di Los Angeles

22 febbraio 2018
Eboua brilla al BWB 2018 di Los Angeles

Si è conclusa con diverse soddisfazioni personali e di squadra l’esperienza di Paul Eboua al Basketball Without Borders Global Camp 2018 di Los Angeles. Nella terza esperienza americana della sua carriera, dopo la convocazione al Jordan Brand Classic 2016 a Brooklyn e la freschissima partecipazione al National Prep School Invitational di Providence con una selezione della società nerostellata, il giocatore classe 2000 della Stellazzurra Basketball Academy si è messo in luce nel Camp organizzato in collaborazione tra NBA e FIBA che raccoglieva 42 dei migliori prospetti internazionali non americani dai 16 ai 18 anni d’età provenienti da 36 Paesi, uno degli eventi dell’NBA All Star Weekend che si è svolto allo Staples Center della metropoli californiana. Sotto gli occhi degli scout di tutte le 30 franchigie NBA il cestista camerunese – elemento delle squadre di Serie B, U20 Eccellenza e U18 Eccellenza del club stellino – ha vinto il torneo del Camp con la sua selezione, i Lakers, e con le sue prestazioni ha conquistato la citazione approfondita di Sports Illustrated, che l’ha inserito tra i migliori 12 talenti visti sul parquet del Los Angeles Lakers Training Facility di El Segundo, paragonandolo ad un Ron Artest da giovane per caratteristiche fisiche. Nella tre giorni losangelina nel centro di allenamento della storica franchigia gialloviola, Eboua e gli altri compagni d’avventura sono stati allenati da coach o ex coach NBA come Derek Fisher, Paul Westhead e Ed Pinckey e hanno ascoltato i consigli di importanti giocatori “internationals” sia del presente che del passato della lega professionistica americana, Dikembe Mutombo, Goran Dragic, Al Horford, Timofey Mozgov, Domantas Sabonis e Thiago Splitter, oltre che di Gary Payton, Sam Dekker. E di Danilo Gallinari, con il quale Paul ha vissuto un bel momento personale. E come “contorno” i campers hanno assistito da spettatori privilegiati a tutti gli eventi dell’All Star Weekend dello Staples Center.

L’INTERVISTA

Paul, come è stato vivere da dentro il mondo NBA?
“Molto eccitante, ti dà la carica nel lavorare ancora di più per arrivare a quel livello. Alla vigilia il mio obiettivo era solo quello di non fare figuracce, sapevo di confrontarmi con il meglio del basket giovanile mondiale ed ero un po’ timoroso. Poi dopo il primo allenamento mi sono reso conto che il mio livello non era così basso e che potevo essere all’altezza. Pensavo non fossi al livello di prospetti ritenuti prime scelte al Draft dei prossimi anni e invece mi sono accorto di essere molto vicino a loro”.

Se ne sono accorti anche gli addetti ai lavori. Una delle bibbie del giornalismo sportivo americano, Sports Illustrated, ti ha descritto come uno dei nomi maggiormente da seguire da qui ai prossimi due anni che porteranno al Draft NBA del 2019. Cosa pensi li abbia colpiti di te?
“Credo la mia fisicità e la difesa che ho messo in campo, in particolare nell’ultima partita che ci ha fatto vincere il torneo”.

Quali gli insegnamenti che ti sono rimasti più impressi da parte dei coach e giocatori NBA?
“Il fatto di non mollare mai, di lavorare sempre di più. Eravamo andati lì per confrontarci gli uni con gli altri, per vedere quale era il nostro rispettivo livello e come ognuno di noi sta lavorando comparato agli altri prospetti internazionali. Ci hanno anche mostrato alcune cose da fare per allenarci da soli, per crescere ulteriormente”.

Quale è il personaggio che ti è rimasto più impresso tra i tanti incontrati al Camp?
“Danilo Gallinari. E’ stato lì per tutto l’ultimo giorno ed ho visto che è un ragazzo estremamente disponibile. Ho parlato con lui, mi ha dato qualche consiglio, mi ha detto che aveva già sentito parlare di me e che ho fatto un buon Camp, sono stato contento delle sue parole. Un altro giocatore NBA che mi ha colpito positivamente è stato Domantas Sabonis, quando è finita l’ultima partita è venuto a salutarmi in panchina dicendomi che avevo fatto una buona prestazione e che dovevo continuare così”.

Come è stato vedere l’All Star Game dal vivo?
“Finito l’impegno giornaliero al Camp andavamo tutti i giorni allo Staples Center a vedere i vari eventi dell’All Star Weekend. L’All Star Game è la cosa che mi è piaciuta di più, mentre nelle altre competizioni mi ha impressionato la prestazione di Donovan Mitchell nella gara delle schiacciate (di cui è stato il vincitore, ndr)”.

Sei riuscito a parlare con il tuo connazionale Joel Embiid?
“Ho provato ad entrare in contatto con lui l’ultimo giorno, ma per una questione di tempo non è stato possibile. Stava facendo un’intervista televisiva e io avevo il pullman della squadra che stava per partire e sono dovuto andare via”.

*In cosa torni arricchito da Los Angeles? *
“Della consapevolezza di non essere lontano dagli altri giovani talenti internazionali considerati i più forti al mondo. Ora so ancora meglio cosa devo fare per migliorare e poter competere contro di loro. E cosa fare per tornare un giorno a giocare negli Stati Uniti e restarci”.

Paolo De Persis – Responsabile Area comunicazione Stella Azzurra Roma