Serie A Zurleni «Nuove case per il basket più accoglienti e grandi Solo così ci sarà il rilancio»

22 settembre 2016 AUTORE: ANDRE#9
Zurleni «Nuove case per il basket  più accoglienti e grandi Solo così ci sarà il rilancio»

Federico Zurleni, nuovo responsabile marketing della Lega di serie A:
«Dobbiamo trovare coraggio e fiducia e mettere i tifosi al centro del progetto»

«La missione è una soltanto. Per dirla in generale: interrompere l’avvitamento verso il basso del basket». All’opera sono chiamati Federico Zurleni, direttore generale della Lega Basket di serie A, e il presidente Egidio Bianchi. «Rivalorizzazione — spiega Zurleni —. Sarà un brutta parola, ma è quella che ci ripetiamo».
Come procederete?

«Partendo da un marketing che riporti il tifoso al centro del progetto e insieme a lui il focus sugli impianti. Dilatare il tempo di permanenza, la gente non deve più scappare via due minuti prima della fine delle partite per paura di restare imbottigliata nei parcheggi. Vogliamo allargare il tempo di esperienza positiva prima e dopo l’evento».
Vorrebbe farci credere che ha trovato la bacchetta magica per risolvere l’annoso problema degli impianti?
«Magari. Palazzetti di nuova generazione comportano tempi lunghi, necessitano di sinergie, tra soggetti che parlano la stessa lingua, e per questo abbiamo iniziato a discuterne anche con Lega Nazionale Pallacanestro, che segue la A2 e gli altri tornei. Intanto, però, dobbiamo curare quello che abbiamo. Stabilire uniformità di standard per pulizia, parcheggi, punti di ristoro, hospitality; insomma, riequilibrare i campi affinché il prodotto basket di serie A sia riconoscibile, indipendentemente da dove si gioca. Per rendere positiva l’esperienza degli appassionati». «Soprattutto evitare di progettare qualcosa di nuovo che nasca già vecchio — continua Zurleni —. Sogno impianti con i seggiolini dotati di sensori di prossimità, dove ti recapitano la Coca Cola senza che ti debba muovere… Da qualche parte sono già realtà».
Doppio petto e ombrello, eleganza molto city londinese, Federico Zurleni è il volto nuovo del basket italiano, giovane manager con solido passato professionale alle spalle: Nolan, Fila (dove si occupava di Tomba e Soldini), Superbike, Rcs, Macron, Adidas, e Ferrari… «Dove il brand ti fagocita, mentre nel basket, che è lo sport che ho praticato, voglio metterci la faccia».
Per la presentazione del 95° campionato avete scelto il Forum di Assago (lunedì alle 13). Come dire: una casa privata.
«Casa dell’Olimpia e di Armani, sì… Ma per l’evento che avevamo in testa dovevamo scegliere come palcoscenico un campo di basket e non un albergo. E il Forum, fino a prova contraria, in Italia è il palazzo che lavora di più sugli eventi».
Con la notizia dell’apertura di una sede milanese della Lega di serie A qualcuno avrà pensato a una virata Milano-centrica del movimento?
«La sede rimane a Bologna. A Milano si apre un ufficio marketing e commerciale. Non a caso lo abbiamo aperto di fronte a quello della Lega Calcio. Perché le Leghe, tutte le Leghe, devono parlarsi, confrontarsi: sono lo sport».
Tuttavia, non potrà negare che anche quest’anno Lega basket è partita con un passo falso: sembrava fatta per Kia sponsor del campionato, poi tutto è sfumato.
«Nego, eccome! E vorrei chiarire una volta per tutte. Non c’è mai stato, ancora, nessun accordo. Kia Italia ha manifestato interesse, li abbiamo incontrati, loro hanno detto che avrebbero chiesto assenso e budget alla casa madre coreana: per ora non abbiamo ricevuto nemmeno una email. Il fatto che certe notizie continuino a uscire senza che vengano interpellati il presidente della Lega basket o il sottoscritto costituisce una turbativa del mercato bella e buona. Creano l’impressione che il prodotto (basket) non valga la pena… Ora, fa molto piacere che Fiat sia sponsor di Torino. Ma stavamo parlando anche noi e sarebbe stato uno sponsor di grande fascino per il campionato. Non metto relazioni, fate voi…».
Che cosa chiede al basket?
«Fiducia e coraggio».
Un messaggio?
«Ai nostri associati (i presidenti delle 16 squadre di A). Avere case bellissime in una città degradata fa crollare il valore immobiliare anche delle loro splendide magioni».
Chiarissimo.

CORRIERE DELLA SERA