Bolshakov e la sua libertà di gioco, cresce la fiducia della Pallacanestro Cantù

16 dicembre 2016 AUTORE: ANDRE#9
 Bolshakov e la sua libertà di gioco, cresce la fiducia della Pallacanestro Cantù Due su due. Questo è il record di coach Bolshakov da quando è alla guida della Pallacanestro Cantù, due vittorie in altrettante gare, conquistate per altro in situazioni affatto scontate, poiché all’esordio il coach ucraino si è trovato ad affrontare il primo derby della sua storia, a Varese, mentre al PalaDesio lunedì scorso era sbarcata la truppa degli ex capitanati da Pino Sacripanti, alla guida di una Avellino pericolosa che veleggia nelle zone alte della classifica.

Ebbene, il gioco libero e senza pensieri di Bolshakov ha regalato quattro punti ai brianzoli, che si trovano ora al 12° posto con 8 punti, a sole due lunghezze dalla zona Final eight; vero, non è affatto il caso di parlare di Coppa Italia, né tantomeno di playoff, ma la reazione dei biancoblu ha risollevato gli animi e gli applausi dei tifosi, che hanno potuto sostenere un gruppo di ragazzi capace di non arrendersi.

La Pallacanestro Cantù non ha mollato a Varese quando i padroni di casa sono rientrati (è anche giusto sottolineare che Varese non se la passava benissimo, ma un derby è sempre un derby) e non si è abbattuta nemmeno contro Avellino, quando la Sidigas è volata sul +10 a 8’ dalla fine, e tutto sembrava perduto.

Quindi, cosa è cambiato? Come detto i canturini sono stati lasciati più liberi di giocare, e paradossalmente si è visto più gioco di squadra, più coinvolgimento da parte di tutti, soprattutto nel momento in cui, contro gli irpini, Cantù si è ritrovata a dover ribattere colpo su colpo. Chiaro che Johnson si è reso autore della partita perfetta, ma se con qualche flashback torniamo alla sfida di lunedì, alcune giocate difensive ed offensive sono frutto della fiducia reciproca: Callahan che allunga la difesa e procura la palla persa di Ragland sul 53-59, Pilepic che pur avendo 0/8 dal campo viene coinvolto per la tripla del 56-59, la stessa guardia croata che non cede la sfera a Waters perché sfrutta un blocco, si butta dentro e apre proprio per il suo play, libero di segnare da tre punti per il 68-67. E infine è sempre Waters all’ultimo secondo a consegnare l’assist a Darden, che si guadagna i liberi della vittoria.

In tutto questo la classe di Johnson ha surclassato tutti, che sia un giocatore fenomenale non lo si scopre oggi, ma non è un caso che sia esploso in questo modo contro Avellino, riuscendo a sfuggire a Fesenko, colpendo dalla distanza e garantendo una buona difesa. La fiducia (e forse gli allenamenti meno pesanti) hanno creato una piccola svolta, ma guai a rilassarsi, perché questo ritmo Cantù non potrà sostenerlo per sempre, e si aspetta quindi l’aggiunta nel ruolo del 4 e poi teoricamente del 5, per dare fiato a Johnson e Darden.

Pare giusto, infine, spendere due parole su Rimas Kurtinaitis, uno che ha fatto la storia del basket da giocatore e la sta facendo da allenatore. Il lituano è arrivato in Brianza con la sua idea di pallacanestro e mai al mondo l’avrebbe cambiata, e questo si scontrava con i giocatori a disposizione, alcuni non eccellenti dal punto di vista di “lettura del gioco” come Gani Lawal; se poi aggiungiamo un roster risicato anche a causa degli infortuni, Kurtinaitis si è ritrovato in una situazione a cui non era abituato, e ha cercato in tutti i modi di seguire la sua linea che però i giocatori non condividevano.

Può succedere, specie se la squadra ha affrontato una breve pre-season, quindi ora non resta che lavorare con questi ragazzi, credere in Bolshakov (e nell’eccellente aiuto di Marco Sodini) e valutare con attenzione le pedine da aggiungere. Senza però aspettare troppe settimane

Canturino.com