Su Landry garantisce D'Antoni: «Un talento straordinario»

4 settembre 2016 AUTORE: ANDRE#9
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*Il coach di Houston ha allenato l’ala-pivot della Germani in Nba
ai New York Knicks*

Fatale fu la Grande Mela. New York e i suoi grattacieli. New York e le sue mille luci abbaglianti. Fu li, che nel 2009-2010, s’incrociarono Marcus Landry e Mike D’Antoni. Appena uscito dal College di
Wisconsin, l’attuale ala-pivot della Germani Basket Brescia Leonessa, allora 24enne, ebbe l’onore d’indossare per 17 partite
una delle canotte più prestigiose nel mondo Nba, quella dei Knicks, e di essere allenato da Mike D’Antoni. «Onore reciproco» racconta oggi l’ex regista del Billy Milano, ora coach delgli Houston Rockets,
ma in passato allenatore anche di Milano e Treviso in Italia e di Denver, Portland, Phoenix, Los Angeles Lakers e Philadelphia.
Uno che di grandi giocatori ne ha visti passare. Talento. Eppure Marcus Landry, che potrebbe essere uno dei tanti, nemmeno paragonabile a Kobe Bryant giusto per citarne solo uno allenato dal celebre «Arsenio Lupin» del parquet, è rimasto impresso nella testa di D’Antoni: «Nel campionato italiano uno come Landry può fare la differenza in ogni partita, a maggior ragione adesso che ha anche un’esperienza europea maturata nei tanti campionati giocati in una lega molto competitiva come quella spagnola. Ha un talento straordinario sia vicino che lontano da canestro, con lui vi divertirete». Tra i due è rimasto un solido rapporto, al punto che quando a fine maggio il coach di Mullens, contea di Wyoming, nello stato della Virginia Occidentale, ha accettato la proposta di guidare gli Houston Rockets, franchigia in cerca di riscatto, ha chiamato il suo pupillo per chiedergli se aveva voglia di smettere con il basket giocato per entrare a far parte del suo staff tecnico. «Ma ho trovato Marcus – ha raccontato agli amici comuni Mike D’Antoni – ancora molto motivato nel continuare a giocare. Ho visto poi che ha accettato di sbarcare in Italia per la prima volta nella sua carriera e mi fa piacere visto che resto molto affezionato a un paese dove ho vissuto momenti indimenticabili con la maglia di Milano». Ricordi. Mike D’Antoni non ha scordato le battaglie all’Eib, quando Brescia sapeva mettere spesso e volentieri in difficoltà una corazzata come Milano. «Bellissime le sfide con Stan Pietkiewicz, ma anche quelle con Marco Palumbo che su di me difendeva sempre fortissimo». Erano gare a chi «rubava» più palloni all’avversario, una specialità della casa per D’Antoni appunto soprannominato «Arsenio Lupin» da quel precursore del giornalismo cestistico che fu Aldo Giordani.

Trionfi

Il baffo delle scarpette rosse ha giocato con l’Olimpia Milano dal 1977 al 1990 (452 partite e 5.573 punti) vincendo, tra il resto, anche 5 scudetti 2 Coppe dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Coppa Korac, 2 Coppe Italia. Poi sono arrivati i successi da allenatore: 2 scudetti (con Treviso), 1 Korac (Milano), 1 Coppa Europa (Treviso), 1 Coppa Italia (Treviso) e nel 2005, quando allenava i Phoenix Suns, venne nominato coach dell’anno Nba con un record di 62 vinte e solo 20 perse. A 65 anni, Mike D’Antoni va ora a caccia di nuove sfide e riportare gli Houston Rockets ad alti livelli è sicuramente una di queste. Non solo per questioni affettivi, visto l’illustre passato appena descritto, ma anche per un bisogno di aggiornamento professionale, D’Antoni, quando può, segue (in diretta o in registrata) le partite del campionato italiano.

Bel paese

Che è chiaramente cambiato molto dai suoi tempi (allora c’erano solo due ameri cani per squadra, lui venne poi anche naturalizzato fino ad indossare la maglia azzurra) , il cui livello si è francamente abbassato, ma che resta sempre affascinante. ancora E ora che
ic‘è anche Landry, Mike ha un motivo in più per sbirciarlo

GIORNALE DI BRESCIA