Intervista a... Mimmo Morena

4 gennaio 2017 AUTORE: Umberto Chiesura
INTERVISTA A... Mimmo MORENA

Mimmo MORENA (c/1970/210cm), ex cestista capace di infiammare le folle grazie all’innata leadership. Protagonista di mille battaglie, si è guadagnato l’amore di tutti coloro che seguono la pallacanestro: esempio per i giovani, stimato dai veterani. Nella sua lunga carriera ha militato, fra le altre, a Varese, Forlì, Jesi, Scafati ed Ostuni. Ma di Napoli è stato, e resta, indiscussa bandiera. Con la Società partenopea ha conquistato nel 2006 una storica Coppa Italia, sconfiggendo in finale la Virtus Roma 85-83.

1) Ciao Mimmo, grazie innanzitutto per la disponibilità che ci hai concesso. Sul tuo curriculum, beh, c‘è poco da dire o aggiungere. Come ti spieghi che l’Italia intera, da Nord a Sud, ti adori così tanto?
“Sinceramente non me lo spiego…ci provo, forse perché ovunque sono stato ho sempre dato tutto me stesso e ci ho sempre messo il cuore e la passione.”

2) Ne avrai a bizzeffe, ma ci puoi raccontare un paio fra gli aneddoti che con più piacere ricordi?
“Eh si, ce ne sono veramente tanti. Non saprei proprio quale raccontare. Ce ne sono alcuni che purtroppo non si possono raccontare.
Vediamo, uno tra gli aneddoti più divertenti è quando il rientro da una trasferta da nord a Sud la facemmo in treno nelle cuccette, dove ovviamente non c’entravamo. O quando rividi un mio ex compagno USA e noi giocavamo in un tensostatico e mi chiese quando avrebbero terminato la costruzione. Gli risposi che veramente l’impianto era già finito…”

3) L’ultima volta che ti ho visto era il 9 maggio 2007: Cantù vs Napoli 76-82 (…mannaggia… ; ) …). Sinceramente non ricordo se e con quale minutaggio giocasti. L’immagine nitida è però quella dei due coach di Napoli: Bucchi, quello ufficiale, e Morena, quello che nemmeno Bud Spencer sarebbe riuscito a far sedere…Come vivevi quelle mitiche sfide?
“Non ricordo nemmeno io sinceramente se e quanti minuti giocai…ma ricordo benissimo che tutte quelle mitiche sfide, e non solo, le vivevo sempre dando tutto me stesso e cercavo di trasmettere sempre la mia grinta e passione a tutti i miei compagni.
A proposito delle sfide con Cantù…Ricordo con tanto piacere quando proprio dopo quella partita i tifosi Eagles Cantù 1936 mi chiamarono sotto la curva per applaudirmi e consegnarmi la loro sciarpa.”

4) La geografia del basket che conta è molto cambiata…Treviso, Siena, Bologna, Roma, Napoli, Teramo, Montegranaro, Reggio Calabria…Ma che succede?
“Succede che i tempi sono cambiati e che tante gloriose realtà del passato non sono riuscite ad adeguarsi al cambiamento ed in questo momento non hanno purtroppo la forza economica e l’aiuto necessario da parte di tutto il sistema organizzativo ed imprenditoriale per tornare ai livelli del passato. Ma ci stanno provando e sono convinto che presto ci riusciranno.”

5) Come ben sai, noi ci occupiamo di minors. Cerchiamo di sdoganare e di rendere più fruibile ed interessante la D lombarda. E’ una fatica immane, credimi, ma noi non molliamo. Che consigli ti senti di dare ai nostri giovani atleti? E, se tu fossi il signor FIP, saresti soddisfatto del lavoro svolto negli ultimi anni per la tutela e la valorizzazione dei vivai?
“Fate benissimo a non mollare e vi prego di continuare sempre a combattere…ai giovani dico che se vogliono emergere (non solo nel basket) bisogna fare tanti sacrifici e rinunciare a molte cose che magari i coetanei che non fanno sport hanno. Non importa se poi non si raggiunge la NBA o la serie A, ma importa averci provato senza nessun tipo di rimpianto, perché poi tutti gli insegnamenti ce li ritroviamo e ci serviranno nella vita.
Molto si sta facendo per la tutela e la valorizzazione dei vivai ma non basta. Trovo alquanto bizzarro vedere stranieri che giocano nelle minors per esempio. Non perché non voglia vederli in campo, anzi, io sono per la liberalizzazione totale ed eliminerei anche tutti i vincoli Under/Over. Da sempre chi è bravo indipendentemente dall’età e dalla provenienza gioca!
Piuttosto bisognerebbe trovare una formula con incentivi economici importanti per le società che investono sui ragazzi italiani e che fanno giocare i propri giocatori in prima squadra.”

6) Per concludere, caro Mimmo, cosa c‘è nel tuo presente baskettaro? E hai progetti per il prossimo futuro?
“Ho aperto ad Ostuni, dove vivo, una mia scuola di pallacanestro per provare a trasmettere ai bambini tutto quello che il basket mi ha dato e poi mi diverto ancora in serie D con il CUS Bari Basket, dove faccio da chioccia ai ragazzi del vivaio che giocano in prima squadra. Un progetto, quello del CUS Bari, che mi piace molto perché credono e investono sul vivaio.
Aiuto inoltre mia moglie Giusy, che è una wedding planner, nell’organizzazione di matrimoni, e lavoro per un’importante Agenzia di Servizi Turistici di Polignano a Mare che si occupa di cycling Tours e Tour esclusivi personalizzati in Puglia e su tutto il territorio nazionale: in questo modo ho la possibilità di mettere a frutto ciò che il basket mi ha insegnato: team building, leadership, disciplina, regole, lingua inglese.”

Grazie Mimmo, a presto e…W il basket!!
UC