Radio e TV [Cestisticamente Parlando] Gli interventi di Sandro Santoro e Vincenzo Di Meglio

15 novembre 2017
[Cestisticamente Parlando] Gli interventi di Sandro Santoro e Vincenzo Di Meglio

Sandro Santoro e Vincenzo Di Meglio sono intervenuti a “Cestisticamente Parlando”, il magazine di Radio PRIMARETE Caserta condotto da Francesco Gazzillo, Rosario Pascarella ed Eugenio Simioli (con la regia di Imma Tedesco), in onda ogni martedì dalle 19:35 sui 95.00 MHz FM e in streaming su www.radioprimarete.it. La trasmissione va in replica il giovedì alle 0.05, in podcast sulla pagina Facebook “Cestisticamente Parlando-Radioprimarete” e sul canale YouTube “Cestisticamente Parlando”.

SANDRO SANTORO
La Leonessa di quest’anno ha un’identità italiana molto forte, tra italiani di riferimento ed americani che hanno esperienza nel nostro campionato…
E’ stata l’arma in più rispetto alla fase iniziale di un campionato che presenta sempre le sue difficoltà. Aver confermato 6/10 del roster dell’anno scorso ci ha permesso di avere una marcia diversa rispetto alle altre squadre che devono fare i conti con l’ambientamento e la costruzione della compatibilità tra i giocatori neo arrivati. Abbiamo lavorato per costruire questo vantaggio in estate, anche se con notevoli difficoltà perché trattenere Landry non è stato affatto facile considerato che ci sono squadre economicamente molto più forti di noi per esempio in Russia o Turchia Abbiamo presentato un progetto chiaro e cristallino a Landry che ha valutato tutte le sue possibilità e siamo riusciti a fare qualcosa che da 9 anni non accadeva, ovvero trattenere l’MVP del campionato e per giunta nella stessa squadra.
Questo risultato è frutto anche della ottima programmazione nata dalla Serie A2 e alla capacità di convincere italiani importanti a sposare il vostro progetto?
Convincere un giocatore italiano è molto più semplice rispetto ad uno straniero. Abbiamo avuto questa particolare capacità con David Moss, arrivato da noi in A2 nell’anno della promozione in A1, ed ha fatto da esempio per i giocatori stranieri arrivati da noi. Con i fratelli Vitali abbiamo un rapporto importante: Luca ha un 2+1, mentre Michele un 1+1 e ciò da continuità. Da sottolineare anche la crescita tecnica di Franko Bushati che sta producendo risultati al di sopra di ogni aspettativa. A ciò si aggiunge la nostra volontà di affidare questo progetto tecnico-sportivo ad Andrea Diana che è qui con noi da diversi anni; ritengo che un allenatore ha bisogno di 4-5 anni per potersi esprimere. Se un allenatore è al centro del progetto, molte cose vengono in maniera più agevole e ciò ci consente di raccontare una bella fiaba…
Un altro miracolo di Brescia è stato quello…di far tirare bene i liberi a Hunt che viaggiava sul 30%!
Questo risultato è frutto della tranquillità con cui si approccia al lavoro e poi c‘è il merito dello staff tecnico e della disponibilità di Dario a sostare dopo la fine dell’allenamento per migliorare la sua tecnica. Spesso noto che rimane mezz’ora in più in palestra per migliorare non solo ai liberi, ma anche per sperimentare tiri che di solito non prende durante le partite. E’ vero che a Bologna abbiamo vinto con un canestro di grande personalità e talento di Luca Vitali, ma il 2/2 dalla lunetta di Hunt nel momento in cui Bologna sembrava avesse preso il largo è stato molto importante.
Adesso cambiano gli obiettivi stagionali per Brescia?
Il segreto che ci ha consentito di arrivare fin qui è stato vivere sempre alla giornata, partita dopo partita, adesso pensiamo già alla prossima gara contro Capo D’Orlando che ha ottenuto un grosso risultato a Sassari ed è una squadra pericolosa che sta rendendo meglio in trasferta che in casa. Abbiamo creato le condizioni per realizzare le nostre aspettative (ovvero la partecipazione alla Final Eight di Coppa Italia e un posto nei playoff), ma se pensassimo oltre questo, sarebbe un grande problema.
Nel prossimo futuro potrebbe esserci una Coppa europea per Brescia?
Quest’anno ce l’hanno proposto, ma ho consigliato caldamente di non farla perché la partecipazione ad una Coppa necessita di una serie di condizioni e requisiti che oggi non eravamo pronti a soddisfare: requisiti non solo economici, ma tecnici, ovvero avere 12 giocatori + 2 giovani pronti a dare un contributo se mettono piede in campo. Quest’anno non potevamo farlo, anche se abbiamo comunque allungato il roster a 10 giocatori e questo obiettivo sta già portando buoni risultati. Magari potremo valutarlo in futuro, per noi fare la Coppa è un premio al buon lavoro, ma non deve inficiare il campionato che deve essere la nostra priorità. Nel caso di qualificazione alla Coppa, siamo pensando di organizzarci, magari con l’aiuto di qualche imprenditore, per tornare prima dagli impegni europei e preparare la gara di campionato.
Che impressione ti sta dando il campionato fino ad ora?
L’unica cosa che un po’ mi ha lasciato sorpreso è che Milano ha, per ora, fatto un po’ più di fatica rispetto all’anno scorso quando è partita meglio, ma questo non ha un grande significato adesso; probabilmente hanno fatto una preparazione mirata per una stagione che è molto lunga. Trento e Sassari le vedo fare, attualmente, molta fatica: per Trento aver perso un giocatore come Craft è stato molto importante. Sassari ha una situazione un po’ più complessa, ma sono convito che qualcosa di meglio da qui alla fine riuscirà certamente a fare.
Quali giocatori ti hanno colpito di più in queste prime 7 giornate?
I giocatori che mi hanno colpito di più sono i miei e va dato loro giusto merito di aver costruito qualcosa di sensazionale a prescindere da quello che sarà il futuro. Per le altre squadre, Varese ha preso buoni stranieri come Wells e Waller, ma non vedo in tutte le squadre la presenza di un “go-to-guy” dove andare nei momenti difficili, ma tanti buoni giocatori che partono prima dallo spirito del gruppo e da quello che possono fare per la squadra e poi vedono di poter fare qualcosa individualmente.
Pensate di fare un upgrade nel corso del campionato, dato che avete ancora uno spot libero per gli stranieri?
Squadra che vince non si cambia, però il campionato è lungo e stancante, in più c‘è la Coppa Italia che l’anno scorso ci ha massacrato fisicamente, dato che in due partite abbiamo perso Michele Vitali e Moss per infortunio. Probabilmente qualcosa faremo, ma lo abbiamo programmato per quando sarà necessario; vogliamo restare a certi livelli e siamo pronti a fare tutto ciò che sarà necessario.

VINCENZO DI MEGLIO
Quali sono le prospettive per il settore giovanile casertano?
La JuveCaserta, per me che sono campano, ha rappresentato un sano modo per lavorare con i giovani, un esempio da sempre negli anni. Ho accettato di buon grado l’invito di Lello Iavazzi per ricostruire e dare a Caserta un riferimento nel panorama cestistico giovanile italiano. Sono arrivato tardi (a settembre), per cui il reclutamento è stato abbastanza tardivo, anche se non è ancora finito, vogliamo farci conoscere. Il modello Stella Azzurra non è imitabile, la società JuveCaserta, in quanto già strutturata, può essere riferimento prima per Caserta, poi per la Campania e poi per il Mezzogiorno.
Per costruire un buon settore giovanile quanti anni servono, secondo la tua esperienza?
Dal terzo anno cominciano ad esserci giocatori che possono fare capolino con la prima squadra e, se si lavora bene, cominciano a far parte integrante della squadra senior. Se si continua a lavorare, penso che in 5 anni si possano ottenere dei risultati di squadra.
Il problema dei vivai nasce da una mancanza di una certa taglia fisica dei giocatori e di istruttori capaci di portare giocatori ad un certo livello, perché non si investe più nei settori giovanili o perché i ragazzi italiani preferiscono dedicarsi ad altro?
Non sono d’accordo sul fatto che i giovani preferiscano fare altro rispetto al sacrificarsi e al lavorare in palestra, perché i ragazzi in tutte le attività sono stimolati a fare determinate cose. E’ chiaro che, se non ci sono le palestre, non esistono gli spazi palestra, i ragazzi sono più portati a stare sul divano a giocare con i videogame che non ad uscire ed andare in palestra.
Ovviamente la qualità deve essere pagata, il più delle volte il risparmio non è certo un guadagno, quindi una maggior qualità degli istruttori è sinonimo di un migliore lavoro capillare alla base.
Il livello degli istruttori italiani è proporzionato alla possibilità di poter scovare dei talenti?
Con la nazionale, noi siamo competitivi fino all’under 18. Nell’era Capobianco abbiamo avuto i migliori risultati a livello di medaglie. Il lavoro degli istruttori in palestra non è inferiore al livello delle altre nazioni. Per come è strutturato il campionato italiano, molti giovani non riescono a trovare spazio nelle squadre senior e questo deve portare a degli scenari diversi rispetto a quelli che stiamo vivendo adesso. Fino ad una certa età noi siamo sicuramente competitivi.
La situazione delle squadre giovanili di Caserta?
Al momento la JuveCaserta ha un minibasket florido che lavora sotto la supervisione di Giuseppe Farina, abbiamo una serie di società collegate con la JuveCaserta Accademy con le quali stiamo impostando un lavoro diverso da quello che è stato fatto in questi anni. Abbiamo una squadra femminile che sta facendo ottime cose in serie C (nell’ultimo turno ha battuto la capolista Marigliano) e sta riscuotendo un certo tipo di interesse. Dal punto di vista del settore giovanile, abbiamo l’under 13 guidata da Antonio Vinciguerra, abbiamo una under 15 guidata da Remo Petroccione che è un po’ indietro dal punto di vista dei risultati anche se ha dei ragazzi comunque validi, una under 16 dove stiamo reclutando in maniera più massiccia e l’under 18 guidata da Mimmo Posillipo. Quello che è importante è la struttura dietro queste squadre, perché non voglio dimenticare i dirigenti che quotidianamente fanno capolino tra foresteria e servizio autobus da e per il PalaMaggiò, una struttura complessa e completa.
Come state messi con il reclutamento?
Dico le cose come stanno: stiamo seguendo un giocatore italo-brasiliano 2003 che è stato un mio pallino e poi portare un brasiliano nella terra del brasiliano per antonomasia, ovvero Oscar, è sempre stata una cosa che avevo in mente. Il problema è che abbiamo già due stranieri di cui siamo contentissimi per cui possiamo tesserare solo giocatori italianizzabili e a tal proposito stiamo avendo difficoltà con i documenti per questo giocatore italo-brasiliano. Stiamo poi seguendo un maliano classe 2003 di 2.02 m del quale siamo molto contenti, ragazzo interessantissimo sotto la lente di ingrandimento di altri scout e veramente futuribile. Per ora le aspettative si stanno mantenendo.

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