La Promo saluta coach Calandriello

22 giugno 2022
La Promo saluta coach Calandriello

Con lui in panchina una storica finale (2019) e tante vittorie di prestigio.

Finisce dopo 3 anni, accidentati dalla pandemia, l’avventura di coach Calandriello sulla panchina bianconera.
Per “Beppe” era stato un ritorno a casa, lui che di Baricella era già stato giocatore una decina di anni fa.
Il suo arrivo doveva portare esperienza e solidità ad un gruppo appena promosso dalla Prima Divisione, e nel 2019 si è andati oltre alle più rosee aspettative: finale con Peperoncino dopo una cavalcata pazzesca ai playoff.
Fare meglio avrebbe significato solo una cosa: il salto in Serie D.
L’idea era quella, la volontà era aggiungere i tasselli giusti ad un gruppo già consolidato, e nel 2019/2020 la strada era in discesa: a marzo, la Promo di Calandriello si apprestava ad affrontare il PGS Ima per giocarsi la testa della classifica.
Poi, si è fermato tutto, e non ci torneremo sopra perchè qui si parla di basket, e tutto il basket – tutto – è stato colpito allo stesso modo.
La stagione 21/22 è ancora sotto gli occhi di tutto: ci sono stati i match point non sfruttati, le cadute rovinose, gli scatti d’orgoglio a cui questa squadra ci ha abituato.
A cui Calandriello, con il suo caos calmo, forgiato da anni di lotte fisiche e mentali sul campo, ha contribuito com‘è nel suo stile: alternando sapientemente sermoni, lezioni, iperboli e incazzature improvvise.
L’ultima parte di stagione, pur segnata da infortuni, inciampi e difficoltà, ha portato questi ragazzi – questa squadra – ad unirsi per arrivare il più in là possibile, con le forze rimaste.
Il sogno si è infranto nel solito posto, nel solito palazzetto, ormai teatro di due dispiaceri su due per la nostra Promozione: le Alutto di Via dell’Arcoveggio, dopo due partite combattute, fra due squadre oltre la categoria in cui militano.
Beppe ci lascia tanto: metodi, concetti e flussi di coscienza davanti alle birrette post allenamento; scelte radicali e a tratti autolesionistiche, ma sempre con la maturità e la capacità di guardare negli occhi i ragazzi, i suoi ragazzi, e dire “ho sbagliato, ma non smettete di seguirmi”.
Perchè Beppe rappresenta quello che un allenatore dovrebbe essere: una persona da cui lasciarsi guidare anche nelle scelte fuori dal campo.
C‘è questa teoria per cui una squadra competitiva può anche essere composta da compagni che non si guardano in faccia fuori, o non si frequentano, o non tengono l’uno all’altro.
Potrebbe essere vero, ma sappiamo non sarebbe una squadra di Beppe.
Perchè una squadra di Beppe, per quanto forte sia, non potrà mai mettere in secondo piano l’affetto reciproco, tradotto in concetti e schemi.
Sarebbe un bel castello costruito su un bagnasciuga, distrutto alla prima onda che passa.
E qui di onde se ne sono viste, onde che hanno scalfito e cercato di crepare un ambiente rimesso in sesto con fatica.
Con errori, sconfitte e fatica.
Ma la fatica può dare soddisfazioni, così come le strade che si separano.
Un nuovo capitolo.
Come i cerchi che disegnano l’età di un albero sempre più solido, sempre più resistente.
Beppe ha chiuso un altro di questi cerchi, e ci ha resi più solidi e consapevoli.
Qualsiasi sarà il nostro futuro personale, rimarremo sempre i suoi ragazzi.
Le sue belve.
Grazie coach, in bocca al lupo per tutto.

Uff. Stampa Bianconeriba