Gennaro Rubino in 10 domande

3 febbraio 2018
Gennaro Rubino in 10 domande

Quando hai iniziato a giocare?
Direi molto tardi, quantomeno se si pensa all’età in cui i bambini iniziano ora a fare Basket o Sport in genere. A 13 anni ho preso in mano il primo pallone da basket con il professore Ferraro, all’epoca mio professore di educazione fisica delle medie. Prima ero stato avviato a tale sport da mio fratello, con cui scendevo a giocare al parco sotto casa. Sino a qual momento avevo giocato sempre e solo a calcio sino alla e categoria Giovanissimi.

Ricordi il tuo esordio in un campionato senior?
Devo dire benissimo. La squadra era l’Amatori Sambiase di coach Amatruda e dei vari Martello, Petronio, Falvo, Scipione etc ai quali eravamo stati aggregati noi ragazzi (ricordo, tra gli altri, Pisani, De Sarro, Vesci, Fimiani, De Medici etc.). Prima giornata di campionato a Soverato, al termine della quale perdiamo malamente…nonostante ciò, fui l’ultimo dei ragazzi ad entrare in campo (potete immaginare la rabbia. Mancava solo un minuto alla fine ma, nonostante ciò, riuscì comunque a mettere a segno in canestro in contropiede.

Il tuo mito cestistico?
Sono cresciuto nel periodo di NBA Action, quando il campionato americano era, quantomeno secondo me, molto più emozionante. Il giocatore preferito era Michael Jordan, anche se Larry Bird mi faceva impazzire quasi quanto lui.

La tua squadra del cuore?
Nonostante giochi da tanto a Basket, sono anni che non seguo granché le sorti di questa o quella squadra. Posso dirti, però, che in quel periodo, o negli anni 90 in generale, tifavo Celtics ed in Italia per la Viola Reggio Calabria (ricordo diverse trasferte in treno a Reggio a vedere i vari Bullara, Sconochini, Young, Garret, Volkov, Tolotti e tanti altri)

Quale allenatore ti ha dato di più?
Devo dire, e assolutamente senza piaggeria alcuna, che ogni singolo allenatore avuto mi ha lasciato qualcosa sia dal punto di vista umano e/o tecnico. Mi piace elencarli tutti per poi dirti qualcosa in più di qualcuno. Nell’ordine, ho avuto il piacere di essere allenato dal prof. Ferraro, dal prof. Amatruda, da Luzzo, Schiavone, Ragusa, Gioffre’, Marletta, Brosio, Ossola, Marzullo, Caruso, Carbone, Perrotta, Viterbo, Fusto, Iraca’ e Ortenzi, per finire con l’attuale Pellicano’.

In particolare, mi va di citare innanzitutto Schiavone e Gioffre’ perché son stati quelli che, in quel periodo iniziale della mia, se così si può chiamare, carriera mi han dato tanto punto di vista umano, facendomi sentire al centro delle squadre che allenavano. Luzzo perché era quello che mi ha permesso di esprimere al massimo una delle mie caratteristiche principali, e cioè quella foga agonistica, quella grinta che mi contraddistingue tutt’ora e che, a volte, ci ha anche portato allo scontro .

Ti cito poi Damiano Ragusa, con cui ho ancora il piacere di incontrarmi, visto che gioco (direte voi, ma quando smetti!?) con il figlio Giovanni, che, probabilmente, mi ha dato di più’, portandomi a fare il salto di qualità per ciò che riguarda la mentalità, nonché per quel che concerne l’aspetto tecnico/tattico, in particolare sul tiro e sull’1vs1 difensivo. Neppure con lui sono mancati scontri forti a causa del carattere che contraddistingueva entrambi però, alla fine, il fatto che ancora oggi ci si frequenta anche fuori dal campo è sintomo di stima reciproca.

Concludo con Pasquale Iraca’ e Leonardo Ortenzi che in comune hanno il fatto di avermi dato fiducia in un momento della mia vita in cui avevo riposto la passione del Basket nel cassetto. Non è da tutti accettare in squadra e dare fiducia ad una persona di 40 e passa primavere sulle spalle.

Con Leo Ortenzi, in particolare, si era creato un qualcosa di ancora più emozionante, dovuto forse al fatto che, sin da subito, ha mostrato grande interesse nei mie confronti, diventando determinante assieme a Massimo Desumma del mio rientro in squadra, quando sembrava non ci fosse più spiraglio per continuare questa avventura. Inoltre, anche lui ha contribuito a migliorare la mentalità è l’approccio alle partite. L’avermi poi dato la possibilità di duellare a 41 anni con squadre del calibro di Cerignola, Perugia, Palermo e Fabriano ha reso il ricordo ancor più piacevole.

La volta in cui sei stato più felice e quella meno?
Sicuramente il giorno della vittoria contro la Virtus Catanzaro dinanzi ad un Palasparti gremito (allenava coach Ragusa, subentrato a Schiavone), vittoria che, virtualmente, decreto’ la prima storica promozione nella C1 nazionale di una squadra lametina. L’aver messo a segno da capitano il tiro libero decisivo ha fatto di me la persona più felice del mondo.
Momento più brutto, invece, le “due” finali perse per arrivare alla B. Se, però, quella con Canicattì del 2005 lascio’ pochi rimpianti, quella della passata stagione è stata una brutta batosta, considerato che ad una giornata dalla fine della fase nazionale eravamo in testa alla classifica. Vedere le facce tristi e piene di lacrime dei nostri tifosi a Fabriano è stato bruttissimo, ma forse ha determinato la mia scelta di continuare ancora a lottare per questi colori.

Il giocatore in cui ti rispecchi di più?
Se il mio mito era Jordan, c’erano anche atri giocatori che mi affascinavano tanto come Reggie Miller degli Indiana Pacers, nonché Dennis Rodman e Scottie Pippen. Il primo per la sua spiccata capacità nella conclusione dalla lunga distanza che è anche una delle mie caratteristiche di gioco principali. Il secondo ed il terzo per il loro lavoro in difesa che per me è costituisce la base e mi da una carica incredibile nella fase offensiva.

Se avessi la bacchetta magica in chi ti vorresti trasformare?
Ti sembrerà strano ma, soprattutto da piccolo, sarei voluto diventare, anche e solo per una partita, un giocatore della Juve e della Nazionale.

La tua miglior qualità e il tuo peggior difetto in campo?
Penso la generosità nello spendermi in difesa e, comunque, nel mettermi al servizio della squadra in base a ciò che sono in grado di dare in quel momento preciso del match. Peggior difetto, sicuramente l’innervosirmi facilmente in situazioni che richiederebbero maggior calma sia per il bene della squadra che dei compagni.

Il tuo rito scaramantico prima di ogni partita?
Non ho un rito scaramantico, però possiamo citare lo spalmare la pomata riscaldante su tutti i muscoli durante l’inverno..quella deve esserci sempre…ad oltre 40 anni è facile prendere un malanno!!

Ufficio Stampa Lamezia Basketball